salta il buffering dei contenuti multimediali

Quando Milano non aveva inizio
Quando Milano non aveva fine
Quando Milano scivolava nell'acqua
Nel rumore dell'acqua
Nel silenzio

Aldo Nove, Milano non è Milano

L'acqua sotto la città

Milano, diversamente da altre città italiane ed europee, non ha legato il suo nome a un grande fiume. Nella sua storia non trovano spazio né un Tevere né una Senna, piuttosto Milano è stata, e lo è ancora, attraversata da una rete di piccoli corsi d'acqua e canali.

Il rapporto del capoluogo lombardo con l'acqua è stato però spesso controverso.
Dalla seconda metà dell'ottocento, e soprattutto negli anni trenta del XX secolo, i fiumi e i navigli milanesi sono stati quasi del tutto coperti. I canali, a causa delle difficili condizioni in cui versavano, destavano preoccupazione per la salute dei cittadini ed erano inoltre considerati d'intralcio per lo sviluppo urbanistico e la costruzione di nuove strade.

L'acqua è così divenuta una faccenda per lo più sotterranea.

la Fognatura

Tra i canali che scorrono al di sotto della superficie cittadina più di 1400 km appartengono alla rete fognaria, costruita alla fine del XIX secolo e progressivamente ampliata e rivista nel corso degli anni.

I cambiamenti apportati - resi necessari innanzitutto dal'espansione territoriale e demografica della città - non hanno però mai modificato i due principi base della fognatura milanese.

Il sistema fognario si è infatti sempre caratterizzato per una gestione unitaria delle cosidette acque luride, accogliendo al suo interno sia le acque reflue sia le acque piovane. Inoltre si tratta di un sistema che ha sfruttato la particolare conformazione del territorio, aspetto che ha permesso la realizzazione di condutture in cui le acque scorrono per gravità.

i manufatti fognari

All'interno della rete fognaria esistono alcuni punti strategici, veri e propri nodi idraulici in cui convergono i collettori principali.
Tra i manufatti più significativi vi sono quelli di piazza Bonomelli, di Ponzio-Bonardi e di via Pacini.

il manufatto di piazza Bonomelli

Occupa tutta l'omonima piazza, che appare nel video di apertura del percorso.
In esso confluiscono i due rami del collettore Nosedo e il canale “scaricatore” al Cavo Redefossi, che accoglie le acque in eccedenza dei due rami quando si verificano forti piogge.
Le opere per la sua costruzione sono iniziate nel 1900, per poi concludersi nel 1927.

il manufatto di via Pacini

Costruito tra il 1925 e il 1927, si trova a poche centinaia di metri dal manufatto Ponzio-Bonardi con cui condivide la pianta circolare.
Riceve il flusso di cinque condotti, quattro dei quali provenienti da via Pacini e uno da Via Teodosio.

il manufatto Ponzio-Bonardi

Accoglie le acque del collettore Ampliamento Est e i canali provenienti dalle vie Bonardi e Ponzio. Realizzato tra il 1925 e il 1926, è dotato di una pianta circolare con una copertura costituita da una cupola ribassata.

L'acqua fuori dalla città

La destinazione principale delle acque reflue e piovane è stata per molto tempo la Roggia Vettabia, un canale che collegava il sistema fognario cittadino all'area agricola sviluppatasi a sud di Milano.

Il principale sistema di smaltimento contemplava l'utilizzo delle acque luride nelle marcite, un metodo introdotto dai monaci circestensi di Chiaravalle nel 1200 per la produzione di foraggi. La validità di questo sistema di depurazione si è mantenuta fino all'avvento dell'industrializzazione del novecento, quando sia i prodotti delle fabbriche sia l'aumento demografico l'hanno reso inefficace.

Nel 2001, in seguito all'applicazione di una direttiva della Comunità Europea, è iniziata la costruzione di tre impianti di depurazione - Milano Nosedo, Milano San Rocco e Peschiera Borromeo – poi entrati in attività tra il 2003 e il 2005.

il depuratore di Nosedo

Serve il bacino centro-orientale della città di Milano e ha una capacità di trattamento in grado di soddisfare una popolazione di circa un milione e 250 mila abitanti.

Restituisce il liquame depurato al sistema idrografico dell'area meridionale milanese, dove viene impiegato principalmente in agricoltura e quindi a fini a irrigui.

La prima fase del trattamento di depurazione è di tipo meccanico: i componenti più grossolani dei liquami vengono eliminati grazie a un sistema di presse.

In un secondo momento i liquami transitano nelle vasche, in cui tramite l'azione di diversi batteri si abbatte il carico inquinante biologico ed eliminano sostanze come l'azoto e il fosforo.

Sei arrivato alla fine di questo percorso [info sui contenuti],

scegli un altro luogo da esplorare!